Chi scrive ha una storia lavorativa che nasce nel 1996. Prima semplice collaboratore, poi impiegato, infine capoufficio in una piccola azienda.
Ma la mia esperienza lavorativa ormai è alle spalle, il mobbing che ho subìto ha avuto la conseguenza di farmi perdere il posto di lavoro, ed anche la salute.
Questo blog rappresenta soprattutto un diario, molto parziale, di ciò che mi è capitato.
In esso potrete trovare anche notizie interessanti, informazioni utili, consigli, ma nè questo blog nè altri possono sostituire il supporto di un avvocato specializzato in diritto del lavoro, oppure di uno psicologo. Il mio invito a quanti subiscono una situazione di disagio sul posto di lavoro è comunque quello innanzitutto di confrontarsi con altre persone che soffrono o hanno sofferto lo stesso problema: oggi lo si può fare molto facilmente anche attraverso Facebook, dove esistono - e sono purtroppo molto frequentati - gruppi che affrontano questa tematica.
Invito tutti i lettori a lasciare un commento, anche in forma anonima: più se ne parla, meglio è!

lunedì 7 marzo 2011

Un processo

di Silvana Catalano

- Si aprano le porte ed entrino gli imputati,
quali sono i reati a loro contestati? -

- Signor Giudice, sono rei d’assassinio d’innocenti,
difensori di pensiero libero e sentimenti,
nel corso di una lunga guerra di Potere,
che affratellava camicie rosse, bianche e nere.
In quel tempo, un silente messaggio persuasivo
costoro lanciarono in modo subdolo, ma invasivo:
“Distruggi il diverso, è un tuo nemico,
solo con lo stesso pensiero può esserti amico.
E se zitto e buono con noi starai
ed alle nostre regole tu obbedirai,
prerogative e vantaggi potrai avere,
e successo e denaro potrai ottenere.”
Gli imputati ben conoscevano l’animo umano,
facilmente disposto a diventar mercenario.
Un esercito di venduti si pose al loro fianco,
piegandosi e applicando le regole del branco,
rinunciando, allegramente, alla propria libertà,
 e adeguandosi ad una disumana mentalità.
La discordia germogliava da mattino a sera,
frutto del principio del dividi et impera,
menzogne e raggiri alimentavano un caos quotidiano
e avere fiducia nell’altro era ingenuo e vano.
L’insegnamento del Principe Machiavellico
fu il principale strumento bellico,
il  famoso motto avrebbe, infatti, giustificato,
ogni  sporca infamia e male arrecato.
Sull’altare del Potere i sentimenti furono sacrificati,
se d’intralcio ad esso, gli affetti andavano immolati,
senza rimorso, venne calpestata l’umana dignità,
e nessuno mostrava alcun cenno di pietà.
Questa guerra gli uomini in bestie trasformava
e custodire la propria umanità ai margini condannava.
I valori universali dell’uomo, sempre eterni,
non si confacevano più a quei tempi moderni:
gli ideali che illuminano il terreno cammino,
ritenuti inutili, erano stati buttati nel cestino.
Coloro che si opponevano a questo regime
erano condannati ad una disgraziata fine,
fatalmente perdevano casa, figli o lavoro,
stroncati dalla mancanza del proprio tesoro.
Il loro triste e perdente modello dimostrava
cosa sarebbe accaduto a chi non si adeguava,
e capacità di una faticosa e logorante resistenza
era possibile solo con una ben radicata coscienza.
Risorgere da umane macerie pareva una chimera,
e, per l’omertoso muro d’indifferenza che c’era,
inutilmente veniva cercata d’aiuto una mano,
restando privati, anche, del salubre calore umano.
A brama di suicidio  gli oppositori furono istigati,
dopo essere stati torturati ed emarginati,
e la morte fu considerata unica via di salvezza,
per porre fine a così tanta tristezza.
Solo una caparbia ricerca di Giustizia li ha salvati
e dalle proprie ceneri i sopravvissuti sono risuscitati. –

-  Ma vostro Onore, replicano gli imputati,
si tratta d’accuse da parte di poveri malati,
neanche un solo proiettile in questa guerra fu sparato
e un cadavere a terra non si è mai contato.
Come possiamo essere ritenuti assassini,
senza macchiarci di sangue di morti lontani o vicini?
Un sistema sociale già corrotto era tutto da cambiare
e per raggiungere tale fine dovevamo comandare.
Ingiustizie e corruzioni c’erano sempre state
e noi le abbiamo vistosamente moltiplicate,
per provocare, prima o poi, una sociale reazione
da cui far nascere una nuova Nazione.
E’ vero, abbiamo fatto la prima mossa
ma tanta gente aveva bisogno di una grande scossa,
un popolo di dormienti andava risvegliato
ed usando astuti mezzi e con l’inganno, abbiamo osato.
La religione è un efficace strumento di potere
e come Dei in terra ci dovevano temere,
dirigendo, con mistero, dalle nuvole celati
sudditi docili e obbedienti, da noi ben addestrati.
 Per essere temibili stroncavamo ogni opposizione,
neanche un santo era esentato da carota e bastone,
e se un grave peccato noi scoprivamo,
a causa delle loro stesse colpe, li ricattavamo.
Il nostro continuo spargere dolori e sofferenze
serviva, anche,  al risveglio delle coscienze,
e con la promessa di un terreno paradiso,
a chi si sottometteva schiarivamo il viso.
Bastava dare pancia piena e divertimenti,
non chiedevano altro per essere contenti.
Tanta gente non si curava di Giustizia e Libertà
e accettava sorprusi e prepotenze come normalità,
era sempre pronta a tradire il proprio amico
pur di avere un banale e possibile beneficio
e la scelta di diventar nostri schiavi
fu conveniente per una pavida massa d’ignavi.
Tutti con un prezzo maggiore o minore
pronti ad osannare un qualsiasi dittatore,
anche un demonio avrebbero servito
pur di sfamare il loro terreno appetito.
Le loro colpe e debolezze abbiamo sfruttato
per avere il comando di un gregge omologato,
poiché un branco di persone è più facile da guidare
quando nessuno in modo libero riesce a pensare,
idolatrando, più di tutto, noi Dei in terra
che azionavamo il meccanismo di questa guerra. -

La parola, infine, passa al Magistrato,
che così riassume ciò che è stato argomentato:
-  Con delirio di onnipotenza e presunzione
voi imputati, torturaste il galantuomo e il mascalzone,
trasformando gli uomini in legnosi burattini,
pronti ad ubbidire unicamente ai vostri fini
 Il perseguimento dei dichiarati scopi, seppur nobili,
non può mai giustificar l’uso di mezzi ignobili
e violare la psiche umana e bandire i sentimenti
non vi rende, al mio cospetto, innocenti.
Saranno i posteri a giudicare la Storia,
poiché di questi fatti rimarrà scritta memoria,
ma, oggi, dalle vittime Giustizia è reclamata
e la Legge della Vita va sempre rispettata.
Pertanto, sentenziò il Giudice, con un amaro sorriso,
siete colpevoli perché agli uomini l’anima avete ucciso,
con perversa strategia annientaste mente e cuore
ed è per questo che vi dichiaro assassini del Dio Amore. –
_

A tal punto lo scrittore esce di scena,
richiamato dalla melodia di una sirena,
non cerca applausi, caro e paziente lettore,
poiché,  della Giustizia, è solo un sognatore.

Grazie Silvana!

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