Il mobbing è causa di malattia professionale: a sostenerlo con una sua sentenza, una delle prime in materia, è stato il giudice del lavoro di Tortona, Tiziana Paolillo, accogliendo il ricorso di Stefano Ena e Massimo Lasagna, legali di una tortonese oggi cinquantenne e che dal 1992 al 2005, quando si è licenziata, ha lavorato in una multinazionale straniera, con stabilimento a Carbonara Scrivia, specializzata nella produzione di piatti, bicchieri, posate usa e getta. Di conseguenza l`Inail, chiamata in causa, le deve corrispondere circa 20.000 euro come risarcimento del danno biologico subito: il giudice, infatti, al termine di una complessa istruttoria e in seguito a una consulenza medico legale, ha riconosciuto alla donna un danno per malattia professionale del dieci per cento. Assunta come operaia, la tortonese, in seguito a un infortunio sul lavoro che non le consentiva di svolgere l`originario lavoro, ha continuato ad essere spostata da un settore all`altro dell`azienda, posta in stato di isolamento in un`area definita dei «parassiti» con l`ingiunzione finale, messa per iscritto, di stare seduta all`ingresso della ditta in attesa di non meglio definiti ordini, che mai le sono stati rivolti. Quei comportamenti le hanno causato una serie di disturbi: ansia, pianti, insonnia, timore continuo di sbagliare anche solo nel rivolgere un saluto, fino a quando si è licenziata e ha chiesto all`Inail il riconoscimento della malattia professionale con conseguente risarcimento. L`Istituto si è opposto, sostenendo che la patologia non risultava legata all`attività lavorativa, ma il giudice è stato di parere contrario. Ora i legali della donna intendono fare causa all`azienda per ottenere il risarcimento degli ulteriori danni, quelli cagionati dal mobbing.
Fonte: INAIL
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