Chi scrive ha una storia lavorativa che nasce nel 1996. Prima semplice collaboratore, poi impiegato, infine capoufficio in una piccola azienda.
Ma la mia esperienza lavorativa ormai è alle spalle, il mobbing che ho subìto ha avuto la conseguenza di farmi perdere il posto di lavoro, ed anche la salute.
Questo blog rappresenta soprattutto un diario, molto parziale, di ciò che mi è capitato.
In esso potrete trovare anche notizie interessanti, informazioni utili, consigli, ma nè questo blog nè altri possono sostituire il supporto di un avvocato specializzato in diritto del lavoro, oppure di uno psicologo. Il mio invito a quanti subiscono una situazione di disagio sul posto di lavoro è comunque quello innanzitutto di confrontarsi con altre persone che soffrono o hanno sofferto lo stesso problema: oggi lo si può fare molto facilmente anche attraverso Facebook, dove esistono - e sono purtroppo molto frequentati - gruppi che affrontano questa tematica.
Invito tutti i lettori a lasciare un commento, anche in forma anonima: più se ne parla, meglio è!

venerdì 18 marzo 2011

MALATTA PROFESSIONALE A CAUSA DEL MOBBING: L'INAIL DEVE RISARCIRE

Il mobbing è causa di malattia professionale: a sostenerlo con una sua sentenza, una delle prime in materia, è stato il giudice del lavoro di Tortona, Tiziana Paolillo, accogliendo il ricorso di Stefano Ena e Massimo Lasagna, legali di una tortonese oggi cinquantenne e che dal 1992 al 2005, quando si è licenziata, ha lavorato in una multinazionale straniera, con stabilimento a Carbonara Scrivia, specializzata nella produzione di piatti, bicchieri, posate usa e getta. Di conseguenza l`Inail, chiamata in causa, le deve corrispondere circa 20.000 euro come risarcimento del danno biologico subito: il giudice, infatti, al termine di una complessa istruttoria e in seguito a una consulenza medico legale, ha riconosciuto alla donna un danno per malattia professionale del dieci per cento. Assunta come operaia, la tortonese, in seguito a un infortunio sul lavoro che non le consentiva di svolgere l`originario lavoro, ha continuato ad essere spostata da un settore all`altro dell`azienda, posta in stato di isolamento in un`area definita dei «parassiti» con l`ingiunzione finale, messa per iscritto, di stare seduta all`ingresso della ditta in attesa di non meglio definiti ordini, che mai le sono stati rivolti. Quei comportamenti le hanno causato una serie di disturbi: ansia, pianti, insonnia, timore continuo di sbagliare anche solo nel rivolgere un saluto, fino a quando si è licenziata e ha chiesto all`Inail il riconoscimento della malattia professionale con conseguente risarcimento. L`Istituto si è opposto, sostenendo che la patologia non risultava legata all`attività lavorativa, ma il giudice è stato di parere contrario. Ora i legali della donna intendono fare causa all`azienda per ottenere il risarcimento degli ulteriori danni, quelli cagionati dal mobbing. 

Fonte: INAIL

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