E’ così che un lettore di questo
blog ha definito il mobbing. Sono perfettamente d’accordo con lui: per vari
motivi questa forma di violenza non riceve la stessa attenzione di altri
fenomeni altrettanto odiosi, come ad esempio il bullismo o lo stalking.
Probabilmente se la vittima è una donna
perseguitata da un uomo che non si rassegna al fatto di essere rifiutato, oppure
se si tratta di un bambino indifeso alla mercé di una banda di teppistelli, la
società è più incline a prendere posizione, perché è un dato facilmente
condivisibile stare dalla parte di donne e bambini. Il mobbizzato invece può
essere un uomo o una donna anche di 40, 50 anni, con uno stipendio, un
contratto di lavoro, con la possibilità di ricorrere ad un avvocato, magari iscritto
pure ad un sindacato. E poi la violenza che subisce fa molto meno rumore: non
viene preso a schiaffi, non viene tempestato di telefonate, non c’è nessuno che
si apposta per studiarne i movimenti. Poi, diciamolo chiaramente: essere
mobbizzati è anche una roba un po’ da sfigati. Se subisci mobbing, normalmente
i tuoi colleghi ti evitano: è molto più comodo nascondersi nel branco piuttosto
che difendere un collega, assumere una posizione, esprimere almeno solidarietà.
Gli struzzi si autoassolvono pensando che nulla avviene a caso, e che se
qualcosa di negativo è capitato a qualcuno, allora se lo sarà meritato. E poi, ed è forse la cosa più importante,
in un luogo di lavoro è sempre meglio parteggiare per chi esercita il potere
piuttosto che per chi lo subisce.
Forse è per la somma di tutte
queste ragioni che se ne parla poco. Eppure il mobbing può avere in alcuni casi
conseguenze decisamente più devastanti dello stalking o del bullismo. Non è
certo mia intenzione stilare una classifica in cui evidenziare se un tipo di
violenza è peggiore di un’altra, perché ogni caso è un caso a sé; ma è un dato
di fatto che il mobbing riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, persone
che ogni giorno consumano la propria riserva di ottimismo, vitalità, salute.
Finendo spesso per patire conseguenze psico-fisiche molto gravi, oltre alla
perdita del posto di lavoro e tutto ciò che ne consegue nell’economia familiare.
Il tutto in un silenzio totale, particolarmente assordante proprio nel luogo in
cui la violenza si consuma. Questo è uno degli aspetti peggiori da sopportare
nel mobbing: l’indifferenza di chi ti lavora accanto.
Vorrei spendere qualche parola su mobbing e sindacati, senza generalizzare ovviamente.
RispondiEliminaIl mobbing spesso non interessa come problema, perché se non ha una valenza "politica", che possa dare eco sui media e portare attenzione (quindi consensi collettivi) resta confinato in un ambito che appare più come privato.
Questo è falso, perché sappiamo bene come il mobbing sia, in primis, un difetto di gestione da parte della dirigenza che per prima deve responsabilmente dare un'impronta organizzativa che non lasci aperte possibilità di rivalse, abusi e quant'altro.
Intendo dire che il lavoro dovrebbe essere improntato al "fare squadra", che comunque non è qualcosa che i dipendenti si inventano una mattina in cui sono di buonumore.
E' invece il risultato del lavoro di dirigenti capaci e formati alla gestione delle risorse umane. Tutto il contrario di ciò che avviene nel mio posto di lavoro, dove i dirigenti fanno finta di non vedere e non sapere per evitare di mettere le mani nel fango, o meglio per favorire i soliti noti, raccomandati e cialtroni vari.
Concordo pienamente con te! Con il mobbing non fa ancora cassa e non si ottengono le tessere, almeno non ancora. Penso che il mobbing venga ignorato, senza generalizzare ovviamente, dai sindacati.
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